venerdì 27 febbraio 2015
giovedì 26 febbraio 2015
mercoledì 25 febbraio 2015
martedì 24 febbraio 2015
Proiettili di minaccia al benzinaio Stacchio
Vicenza, 23 febbraio 2015 - Due proiettili, chiusi in una busta. E' questo il macabro avvertimento giunto davanti all'abitazione di Roberto Zancan, il gioielliere di Ponte di Nanto (Vicenza) che il 3 febbraio scorso aveva subito un tentativo di rapina. Uno dei rapinatori era rimasto ucciso da un colpo di fucile sparato da un benzinaio, Graziano Stacchio, che aveva visto i malviventi allontanarsi. E nella busta, in effetti, compaiono i nomi dello stesso gioielliere e del benzinaio. Sul posto i carabinieri del reparto operativo di Vicenza. Stasera mentre il gioielliere era in casa con dei giornalisti di «Quinta colonna» di Retequattro - alla trasmissione era ospite in studio sua moglie - qualcuno ha suonato il campanello di casa. Quando Zancan è andato ad aprire la porta ha trovato la busta contenente i proiettili per arma corta. Nel tentativo di rapina era morto Albano Cassol un nomade trevigiano, che stato ferito ad una gamba ed era morto dissanguato. I complici erano riusciti invece ad allontanarsi facendo perdere le loro tracce.
lunedì 23 febbraio 2015
CLANDESTINO sferra pugno contro anziano : " Sono clandestino e faccio quello che voglio".
MORTE SCHIAVONE: Beppe Grillo: “Ci prendono per idioti? Lo hanno ammazzato e sappiamo tutti chi è il mandante”
domenica 22 febbraio 2015
sabato 21 febbraio 2015
venerdì 20 febbraio 2015
Detenuto suicida, Buonanno shock: "Uno in meno, risparmiato denaro"
"Se si è ammazzato è una scelta sua, abbiamo risparmiato tanti soldi. Uno in meno da mantenere". Lo ha detto Gianluca Buonanno commentando gli insulti scritti su Facebook da alcuni poliziotti dopo il suicidio, nel carcere milanese di Opera, di un detenuto romeno. "Io gli agenti li capisco - dice l'esponente leghista -. I delinquenti come quelli non hanno nessun limite e tanti di quella stirpe, i romeni, uccidono, massacrano e rubano per quattro soldi".
Le frasi shock dell'europarlamentare sono state pronunciate durante la trasmissione "La Zanzara" su Radio 24. Buonanno difende strenuamente gli autori dei commenti: "C'è uno Stato che fa schifo e questi rischiano la vita per 1.200 euro al mese. Quelli che hanno fatto certi commenti li capisco".
E conclude: "Che sia morto un superdelinquente non me ne importa.Uno in meno da mantenere, sono d’accordo con molti commenti che leggo online".
FONTE
"Se si è ammazzato è una scelta sua, abbiamo risparmiato tanti soldi. Uno in meno da mantenere". Lo ha detto Gianluca Buonanno commentando gli insulti scritti su Facebook da alcuni poliziotti dopo il suicidio, nel carcere milanese di Opera, di un detenuto romeno. "Io gli agenti li capisco - dice l'esponente leghista -. I delinquenti come quelli non hanno nessun limite e tanti di quella stirpe, i romeni, uccidono, massacrano e rubano per quattro soldi".
Le frasi shock dell'europarlamentare sono state pronunciate durante la trasmissione "La Zanzara" su Radio 24. Buonanno difende strenuamente gli autori dei commenti: "C'è uno Stato che fa schifo e questi rischiano la vita per 1.200 euro al mese. Quelli che hanno fatto certi commenti li capisco".
E conclude: "Che sia morto un superdelinquente non me ne importa.Uno in meno da mantenere, sono d’accordo con molti commenti che leggo online".
FONTE
giovedì 19 febbraio 2015
mercoledì 18 febbraio 2015
Il comune spegne la luce: "I rom paghino le bollette come gli altri"
Isis: "Una pioggia di missili sulla Sicilia, apriremo il fuoco dalla Tunisia"
martedì 17 febbraio 2015
" O lavori con contratto romeno, oppure tu qui non puoi stare"; licenziato...
Lui è di nazionalità romena, ma ormai da un decennio a Ponte: vanta una lunga esperienza come camionista e certo non ci sta a lavorare senza diritti, come sarebbe in caso di un contratto con agenzie dalla Romania. Per questo è tornato a prestare la sua opera in una ditta di Feltre, dove aveva già lavorato, e dove si era da sempre trovato bene.
Non è stato così però, secondo al sua testimonianza nell’azienda di Avellino. Per questo si è affidato ad un avvocato di Treviso, per vedere riconosciuti i propri diritti. In questi giorni ha contestato il licenziamento e le differenze retributive in buste paga alla Aliberti-Donniacuo srl. Sta tentando una mediazione e in caso di esito negativo, andrà in causa.
«Prima del licenziamento - spiega il legale - è stato convocato per indurlo a firmare un contratto che non rispondeva ai criteri dello Stato italiano, ma a quelli di un paese straniero, la Romania, il tutto allo scopo di vanificare il pagamento contributivo all'erario». Con il suo legale il camionista sta cercando di vedersi riconosciuti anche 1800 euro, forfait per trasferte e altre differenze che l’azienda non gli avrebbe pagato.
lunedì 16 febbraio 2015
domenica 15 febbraio 2015
Proposta 5 Stelle: fuori dal Parlamento se fai troppe assenze. La voteranno?
Fai troppe assenze in aula? Sei fuori. Questa è la storica proposta fatta dal Movimento 5 Stelle alla Camera. Un provvedimento che potrebbe rivoluzionare le regole del nostro Parlamento, finalmente. Se non vai a lavorare, vieni licenziato. Il principio è molto semplice. E siccome i tuoi datori di lavoro sono i cittadini, che ti pagano profumatamente, te ne vai a casa. Senza discutere.
A darne notizia è il deputato 5 Stelle Simone Valente, che scrive:
Abbiamo proposto che i parlamentari che facciano troppe assenze, decadano dalla carica e se ne tornino a casa. Solo per fare un esempio, ecco le percentuali d'assenza di alcuni dipendenti dei cittadini:
Antonio Angelucci (FI) 99%
Rocco Crimi (FI) 94%
Piero Longo (FI) 92%
Nicolò Ghedini (FI) 99%
Denis Verdini (FI) 91%
Giulio Tremonti (gal) 85%
...Ma se voi non vi presentate a lavoro che vi succede?!
I partiti voteranno mai questo provvedimento? Il Movimento 5 Stelle mette ancora davanti alla Casta una proposta davvero importante. Vedremo se avrà seguito.
"È tutta colpa dei grillini"
Parte di queste accuse sono giuste, per meglio dire comprensibili. L’ho scritto più volte anch’io. Però, al tempo stesso, siamo di fronte a due paradossi notevoli.
Paradosso Uno. Il M5S sarebbe responsabile, per buona parte di politica e media, di vent’anni di disastri. Un po’ come se Jovetic, dopo aver sbagliato due partite di fila, fosse accusato di non aver fatto vincere uno scudetto alla Fiorentina negli ultimi trent’anni. Il ragionamento non ha nulla di logico e ha molto di interessato. Pd e Pdl incolpano il M5S dei propri errori (e delle proprie connivenze), nella speranza che gli italiani – popolo di per sé senza memoria, come attesta il perdurante successo di Berlusconi – alle prossime elezioni voltino le spalle alla forza di Beppe Grillo. Ci riusciranno? E’ possibile.
Paradosso Due. Il M5S sta ricevendo accuse di ogni tipo, pur rispettando il suo programma. Anche questa è notevole: non è che il Movimento sia accusato di essere un voltagabbana, di avere tradito gli elettori, di avere barattato la propria natura in nome delle poltrone. No, qui è il contrario: il M5S ha la colpa – e in effetti in Italia lo è – di rispettare le parole date. E tra le parole date, anzi urlate, c’era il “niente fiducia, niente alleanze, devono andare tutti a casa”.
Quindi non stanno sbagliando? Non ho detto questo, e non l’ho scritto nei giorni precedenti. Purezza e coerenza devono sempre scendere a patti con la realtà delle cose: è inutile continuare a giocare a poker se nel frattempo gli altri giocano a briscola. Però è davvero intollerabile questa recita – anzitutto dei piddini – secondo cui loro sono santi e gli altri irresponsabili. Per esempio: ultimamente Bersani dice cose molto sensate e savie. Ma è lo stesso Bersani che fino al giorno prima delle elezioni smacchiava i giaguari e snobbava i fascisti del web. Bersani sta dando il meglio di sé ora che è un dead man walking della politica: ricorda l’attaccante che segna una strepitosa doppietta, ma dopo che l’arbitro ha già fischiato tre volte. Fuori tempo massimo.
Di chi è la colpa? Il disastro attuale non è colpa del M5S (chi lo sostiene asserisce il falso e sa di farlo), ma del peggiore centrodestra d’Europa e di un centrosinistra incapace, correo e comicamente arrogante. Nessuno al mondo sarebbe riuscito a perdere contro questo Berlusconi tramontante. Nessuno, tranne il Pd (e derivati). Se si cercano le colpe, si additino i Boccia e le Bindi. Sono loro che hanno tenuto in vita il Caimano. Mica Grillo. Se “Berlusconi c’è ancora”, le colpe sono delle Bicamerali, dei D’Alema, degli inciuci, dei Mastella, degli indulti, degli scudi fiscali, delle leggi vergogna (mai cancellate), dei conflitti d’interesse (non risolti). Eccetera eccetera.
Basta però con il passato. Sono d’accordo: inutile continuare a togliersi i sassolini dalle scarpe, non serve a nulla se non a rimpinguare l’ego (di Grillo e non solo). Però quei sassolini ci sono, ragazzi. E più che altro sono macigni. Caduti sui nostri zebedei a tutta velocità.
Il M5S sta perdendo voti. Probabile. Attenti però a confondere il parere (altamente negativo) di chi ha votato il Pd con quello di chi ha votato M5S. Ci sono dei delusi tra questi ultimi, ma sono una minoranza. E – soprattutto – è gente che ha votato Grillo senza sapere chi fosse Grillo. Stupirsi che il M5S non dia la fiducia a Bersani è come stupirsi di una battuta volgare di Enzo Salvi. E’ proprio l’abc del M5S. Il Movimento sta perdendo voti, ma pochi. E più che perderli per il no alla fiducia, li perderà se si andrà al voto a ottobre con questa stessa legge elettorale. A quel punto molti italiani, pur di non riavere il pareggio, si tureranno il naso e voteranno Berlusconi o Renzi (cioè Berlusconi o Berlusconi). Come in Grecia. Allo stato attuale, però, la “irresponsabilità” del M5S è criticata (in massima parte: un 10% di delusi dal M5S c’è) da chi già odiava il Movimento. E’ ovvio che i piddini lo accusino di non avere senso dello Stato (come se i Violante ce lo avessero avuto). Ed è ovvio che una Fiorella Mannoia scriva uno status Facebook (peraltro condivisibile) contro il lassismo di Grillo. Anche la Mannoia, però, non è un’elettrice piena del M5S, bensì una sostenitrice nobile – alla Camera – di Rivoluzione Civile (al punto da donare una sua canzone). Sillogismo per sillogismo, un grillino potrebbe rispondere alla Mannoia che la colpa della situazione attuale è anche sua, perché ha disperso il voto e creduto in un progetto squisitamente confuso e aritmeticamente inutile, che ha “tolto” voti al centrosinistra non garantendo la maggioranza al Senato. Lo vedete? Ognuno tira la coperta dove e come vuole.
Quindi che si fa? L’ho già scritto. Per il M5S votare Bersani è impensabile. Non esiste. Nemmeno se dietro Bersani ci sono Gabanelli, Saviano e Mazinga. Se invece il nuovo capo dello Stato (votato con maggioranza centrosinistra e M5S) darà l’incarico a un’altra persona, ne potranno parlare. E’ vero che per il Movimento non conta il nome ma il programma, ma è anche vero che il programma lo fa il nome (anzi i nomi). Un governo a tema, e a tempo, di sei mesi-un anno è l’unica strada (auspicabile: in realtà ce ne sono altre, e vedrete che batteranno quei sentieri polverosi lì). La tregua Pd-M5S si può fare solo con un governo realmente nuovo e sganciato dalle logiche consuete (i Letta e i Franceschini, di grazia, si autoimpongano il silenzio per i prossimi mesi): se non è possibile, si vada al voto. Ma non si dica (sempre) no a prescindere: datti una calmata, Grillo. Allo stato attuale è molto meglio essere un po’ incoerenti ma vivi, che coerentissimi ma pressoché in coma.
Fonte: il fatto quotidiano
Di Maio senza scorta,salutato dai cittadini
Luigi Di Maio (M5S) , è il vicepresidente della Camera dei Deputati di Roma. Lui a differenze dei restanti vicepresidente e Presidente compresa, è l'unico che rinuncia alla scorta, quando in realtà , gli spetterebbe di diritto ma alla quale ha deciso di rinunciare. Piuttosto in questo video , possiamo vedere come viene salutato calorosamente dalla gente che lo incontra per strada.
M5S, FICO MINACCIA: "PRONTI A DIMETTERCI TUTTI PER FAR CADERE IL PARLAMENTO"
sabato 14 febbraio 2015
venerdì 13 febbraio 2015
giovedì 12 febbraio 2015
mercoledì 11 febbraio 2015
martedì 10 febbraio 2015
lunedì 9 febbraio 2015
domenica 8 febbraio 2015
Napolitano, pensione dorata: chauffeur, maggiordomo. E ufficio da 100 mq
Nonostante i tagli annunciati nel 2007, per i presidenti emeriti della Repubblica rimane una lunga lista di benefit: una segreteria di almeno una decina di persone, un assistente "alla persona", una serie di linee telefoniche dedicate. Ridurre i privilegi? Il suo ufficio stampa: "Ha avuto impegni tali da non consentirgli di deliberare sulla materia"
Avrà di che consolarsi con il trattamento straordinario che lo aspetta: segreteria, guardarobiere, scorta. Con le dimissioni e l’uscita anticipata dal Quirinale, Giorgio Napolitano perderà la suprema carica, con un annuncio in arrivo probabilmente il 14 gennaio, ma non certo i servizi e i confort che hanno scandito la sua vita quirinalizia. Per lui, come da regolamenti in vigore, non si lesineranno mezzi e benefit, a cominciare dai telefoni satellitari, i collegamenti televisivi e telematici, lo staff nutritissimo e persino l’«addetto alla persona», sì, avete capito bene, proprio l’assistente-inserviente che alla corte inglese di Buckingam Palace più prosaicamente definirebbero “maggiordomo”. Insomma, un trattamento da vero monarca repubblicano al quale è riservato pure il diritto ad utilizzare un’auto con autista, privilegio che spetta anche alle vedove o ai primogeniti degli ex presidenti. Davvero niente male. E se ne era accorto lo stesso Napolitano che, nel 2007, tra le polemiche per le spese quirinalizie e le rivelazioni dei giornali sul trattamento degli ex annunciò tagli solenni. Ma, come Ilfattoquotidiano.it ha potuto verificare, quelle sforbiciate non sono mai arrivate e anche lui potrà dunque tranquillamente continuare a godere di sorprendenti agi e privilegi tra le compassate stanze di Palazzo Madama.
BENTORNATO, PRESIDENTE - Lasciato il Quirinale, Napolitano assumerà infatti le vesti di senatore a vita, carica che ha già ricoperto per pochi mesi dal 23 settembre 2005, quando fu nominato dal suo predecessore Carlo Azeglio Ciampi, fino alla sua elezione al Colle il 15 maggio 2006. Al Senato, dove insieme allo stesso Ciampi formerà la gloriosa coppia degli ex capi di Stato, Napolitano si sistemerà in una location diversa da quella che lo aveva ospitato per poco più di sette mesi prima di trasferirsi al Quirinale. Il suo vecchio ufficio, infatti, è stato nel frattempo assegnato ad un altro senatore a vita: quel Mario Monti da lui stesso nominato poco tempo prima di diventare presidente del Consiglio. Così, per Napolitano si sono dovuti tirare a lucido gli oltre cento metri quadrati degli uffici di Palazzo Giustiniani con vista su San Ivo a suo tempo occupati da un altro ex illustre inquilino del Colle, il defunto Oscar Luigi Scalfaro.
BENEFIT A VITA – Un “buen retiro” dorato che, allo stipendio dovuto ai comuni senatori eletti, circa 15mila euro mensili netti, tra indennità, rimborsi e ammennicoli vari, sommerà anche una lunga serie di benefit a carico del bilancio della presidenza della Repubblica. Documenti alla mano, si scopre infatti che in forza di un vecchio decreto del 1998 a ciascun presidente emerito spetta innanzitutto il diritto ad utilizzare un dipendente della carriera di concetto o esecutiva del segretariato generale del Quirinale con funzioni di segretario distaccato nel suo nuovo staff. Altri due dipendenti del Colle possono invece essere trasferiti presso la sua abitazione privata romana di via dei Serpenti, con mansioni l’uno di guardarobiere e l’altro di addetto alla persona. Poi ci sono le cosidette “risorse strumentali”: un telefono cellulare o satellitare, un fax e un’altra connessione urbana ultraprotetta, una linea dedicata per il collegamento con il centralino del Quirinale, un’altra per quello con la batteria del Viminale e un allacciamento diretto con gli uffici dei servizi di sicurezza del ministero degli Interni, predisposti in duplicato presso lo studio e l’appartamento privato dell’ex presidente; quindi, collegamenti telematici (anche in questo caso doppi), consultazione delle agenzie di stampa e banche dati, oltre a connessioni televisive a bassa frequenza per la trasmissione dei lavori di Camera e Senato; per ultima, non poteva mancare, ecco l’auto con telefono e chauffeur riservata, vai a capire perché, pure alla vedova o al primogenito dell’ex capo di Stato. E non è finita.
PAGA IL SENATO – Una volta traslocato dal colle del Quirinale agli uffici del Senato, a Napolitano, come a tutti i presidenti emeriti della Repubblica, spettano altre cospicue dotazioni. Ci sono quelle della presidenza del Consiglio, mobilitata per l’utilizzo di treni, navi e aerei; ma ci sono soprattutto le altre poste a carico di Palazzo Madama. Si tratta di una munitissima segreteria composta da una decina di unità: un capo ufficio, tre funzionari, due addetti ai lavori esecutivi, altri due a quelle ausiliari e, a scelta, addirittura un consigliere diplomatico o militare. Una pletora di persone alla quale obbligatoriamente si aggiungono gli agenti di pubblica sicurezza e i carabinieri addetti alla scorta e alle postazioni previste presso le abitazioni private del presidente. A conti fatti, una trentina di persone che forniranno i loro servizi nell’arco delle 24 ore. Non spetta, invece, agli ex inquilini del Colle alcuna liquidazione, assimilabile al Tfr dei comuni lavoratori o all’assegno previsto per i parlamentari non rieletti. Interpellato dal ilFattoquotidiano.it, l’ufficio stampa del Quirinale spiega che «al momento della cessazione dell’incarico di presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano non riceverà alcuna indennità di fine mandato». L’attuale capo dello Stato, aggiungono dal Colle, «ha maturato 38 anni di contributi ma non ha mai beneficiato né beneficerà del vitalizio previsto per gli ex parlamentari in quanto incompatibile dapprima con l’assegno percepito in qualità di eurodeputato (Napolitano lo è stato dal 1999 al 2004, ndr), poi con quello di presidente della Repubblica e, infine, anche con quello di senatore a vita, carica che tornerà a rivestire una volta lasciato il Quirinale».
CHI SPENDING DI PIU’ – Quanto ai tagli ai privilegi degli ex capi di Stato annunciati qualche anno fa, i comunicatori del Colle spiegano a ilfattoquotidiano.it che «il mandato di Napolitano è stato finora caratterizzato da impegni tali da non consentirgli di deliberare sulla materia, ma qualora dovesse decidere di farlo prima della cessazione del suo incarico non intende fare della sua determinazione oggetto di campagna promozionale». Anche per ragioni di opportunità rispetto all’operato dei suoi predecessori. E, in ogni caso, «non è detto che, una volta esaurito il mandato, Napolitano si avvarrà indiscriminatamente delle prerogative previste per gli ex presidenti della Repubblica».
Insomma, prerogative rinunciabili ma solo se l’avente diritto vorrà.
sabato 7 febbraio 2015
Grecia: 'Difendiamo il nostro governo!'. Migliaia di persone in piazza contro Draghi e la Merkel! Video.
Il potere della rete, prevalentemente tramite facebook, ha dato la possibilità ai greci di organizzarsi in poche ore e scendere così in piazza per manifestare proprio sotto al parlamento a favore del proprio governo appena eletto di Tsipras. Ricordano molto gli 'Indignados' spagnoli nel 2011 le immagini pubblicate dai media greci, si stima che fossero almeno in 6mila persone a manifestare contro il sistema bancario europeo, contro Draghi e la Merkel, gridando lo slogan: No ricatto, non rispondiamo, non temiamo, non torniamo indietro, vinciamo! Guarda il video in basso.
“È casa tua, decidi tu”. Da oggi per ristrutturare basta una mail e al Catasto ci pensa il Comune
- comunicazione di inizio dei lavori asseverata, cioè sottoscritta da un professionista tecnico abilitato, il quale attesta, sotto la propria responsabilità, che i lavori sono coerenti con le regole e i piani approvati e che sono compatibili con la normativa in materia sismica e con quella sul rendimento energetico nell’edilizia e che i lavori non interessamento delle le parti strutturali dell’edificio.
- dati che identificano l’impresa alla quale si intende affidare la realizzazione dei lavori, che dovranno essere contenuti nella comunicazione di inizio lavori.
venerdì 6 febbraio 2015
giovedì 5 febbraio 2015
Terza Guerra Mondiale alle porte: Obama dichiara guerra a Putin ecco cosa sta succedendo nel silenzio dei Media
mercoledì 4 febbraio 2015
Forza Italia in crisi totale: si dimettono i vertici e i capigruppo. Berlusconi dice no
15.20 - La rottura di Forza Italia non sembra consumarsi solo dentro al partito ma persino fuori, in quello che per mesi è stato il pomo della discordia della sinistra e, in generale, della politica italiana: il patto del Nazareno.
A mettere il punto, o almeno così pare, è Giovanni Toti, che così ha dichiarato alla stampa:
"Il patto del Nazareno così come lo avevamo interpretato fino ad oggi noi lo riteniamo rotto [...] Il cammino delle riforme il governo ha già detto con grande chiarezza che proseguirà noi non ci sentiamo legati a condividere un percorso nel suo totale perché quel totale prevedeva un presupposto fondamentale che era: sulle istituzioni si sceglie insieme e dunque anche sul capo dello Stato."
Una posizione che sembrerebbe definitiva, al netto di ripensamenti e nuove giravolte dei politici di centrodestra della compagine berlusconiana.
Aggiornamento 14.05 - Silvio Berlusconi, secondo fonti presenti alla riunione del comitato di presidenza di Forza Italia, avrebbe respinto le dimissioni offerte in blocco dai massimi dirigenti del partito e durante la riunione ha confermato loro, viene ancora spiegato, la sua piena fiducia.
Forza Italia in crisi totale: si dimettono i vertici e i capigruppo
E' crisi totale in Forza Italia: dopo la debacle politica nell'elezione del Capo dello Stato sembra oramai insanabile la frattura all'interno del partito di centrodestra, più orientato ad una lotta intestina che non a riprendere in mano un'eredità politica ad oggi appannaggio di Matteo Salvini (il vero capolavoro politico recente non è quello di Renzi con Mattarella ma quello di Salvini con la Lega, presa in mano nel bel mezzo di una bufera giudiziaria che avrebbe distrutto chiunque).
Questa mattina si è tenuto l'ufficio di presidenza di Forza Italia, convocato da Berlusconi a Palazzo Grazioli, al termine del quale è arrivata la notizia delle dimissioni da capogruppo alla Camera di Renato Brunetta, uno dei più contestati "vicini" al leader milanese.
Renato Brunetta non avrebbe però solo dato il benservito da capogruppo: avrebbe anche chiesto la possibilità di votare di nuovo a scrutinio segreto le cariche di capogruppo alla Camera e al Senato, una vera e propria "svolta democratica" che rischia di trascinare un impreparato partito personale nella democrazia partecipata, più moderna diciamo.
Tutti i vertici del partito hanno rassegnato le dimissioni nelle mani del Presidente Silvio berlusconi.
E Raffaele Fitto coglie la palla al balzo: già noto malpancista, critico come quasi nessuno nella storia con Silvio Berlusconi, il politico pugliese ha dichiarato:
"Dopo gli errori clamorosi degli ultimi tempi c'è la necessità di un azzeramento totale degli organi del partito [...] Noi restiamo in Forza Italia ma apriamo con forza un confronto nel partito sulla linea politica e sul suo assetto. Non si può più derogare, ce lo chiedono milioni di elettori che ci abbandonano purtroppo ogni giorno come dimostrano i sondaggi. [...] Dobbiamo sostituire l'attuale gruppo dirigente con un gruppo dirigente eletto dai nostri elettori, troviamo il modo. I ruoli, compreso il mio, si devono assumere non perchè si viene nominati ma perchè si viene eletti. [...]
Ieri ho avuto un lungo e franco colloquio con Berlusconi. Le posizioni non sempre collimano. Berlusconi ha bisogno di dire fuori quello che pensa e noi abbiamo bisogno di chiarezza: il logoramento di Berlusconi e di FI sta avvenendo ad opera di altri e quindi se non sarà possibile avviare questo confronto serio nel partito, all'interno, lo faremo partendo dai territori e inizieremo a girare il Paese".
ha detto lo stesso europarlamentare Fitto in una conferenza stampa di poco fa alla Camera dei Deputati. Parole che certamente aggiungeranno altra carne al fuoco nel pomeriggio di oggi.