sabato 31 gennaio 2015
venerdì 30 gennaio 2015
Stato-mafia, e ora Mancino chiama pure Mattarella
E’ lui, infatti, l’unico l’imputato del processo sulla trattativa Stato-mafia che ha dato mandato ai suoi legali, gli avvocati Massimo Krogh e Nicoletta Piergentili, di citare in aula il palermitano prescelto da Matteo Renzi per il Colle
Anche se a sua insaputa, ancora una volta Nicola Mancino ha puntato dritto al Quirinale. E’ lui, infatti, l’unico l’imputato del processo sulla trattativa Stato-mafia che ha dato mandato ai suoi legali, gli avvocatiMassimo Krogh e Nicoletta Piergentili, di citare in aulaSergio Mattarella, il palermitano prescelto da Matteo Renzi per il Colle. E’ così che ‘’l’uomo grigio’’, spedito a razzo verso la più alta investitura istituzionale, potrebbe ritrovarsi nei prossimi mesi nei panni di testimone davanti alla Corte d’assise di Palermo: e se diventasse davvero il dodicesimo inquilino del Quirinale, si assisterebbe al curioso bis di una deposizione presidenziale davanti ai pm che indagano sul patto Stato-mafia. L’avvocato Piergentili, oggi, in evidente imbarazzo, nicchia: ‘’Non mi sembra il caso di fare dichiarazioni sui nostri testi: al momento in aula vengono escussi i testi dell’accusa, e ci vorranno parecchie settimane prima di passare a quelli delle difese’’. Ma perché Mancino ha chiesto la citazione di Mattarella? Cosa si aspetta la sua difesa dalle dichiarazioni del giudice costituzionale che ha fatto del riserbo la sua cifra più caratteristica?
Preso in giro fino a qualche anno fa con il soprannome di ‘’onorevole Martirello’’ per quella sua aria sofferta di parlamentare costretto a portare la croce di un gravosissimo impegno politico, ma in poche ore diventato nella descrizione della maggioranza renziana ‘’un grande italiano’’, Sergio Mattarella appartiene da sempre alla corrente di sinistra della Dc. La stessa di Ciriaco De Mita che di lui ebbe a dire: ‘’In confronto Arnaldo Forlani era un movimentista’’. La stessa di Mancino, ma anche la stessa di Calogero Mannino, ora sotto processo con il rito abbreviato perché considerato l’ispiratore della trattativa Stato-mafia. ”Con Mannino i rapporti erano normali, di reciproco rispetto”, spiegò lo stesso Mattarella nel processo che a Palermo vedeva l’ex ministro agrigentino imputato di concorso in associazione mafiosa (poi fu assolto). E nonostante i due avessero per anni condiviso la leadership della sinistra Dc in Sicilia, in quell’occasione Mattarella specificò di non sapere se Mannino, durante i suoi incarichi amministrativi o di governo, avesse favorito i cuginiNino e Ignazio Salvo, gli esattori mafiosi ma soprattutto i più potenti notabili dello Scudocrociato nell’isola. ”Ho conosciuto i cugini Salvo – spiegò Mattarella -Mannino puo’ avere adottato provvedimenti che riguardavano le esattorie, ma non so se si traducessero in favori”.
Ora gli avvocati di Mancino vogliono chiedergli se la scelta del politico avellinese al posto diVincenzo Scotti al Viminale fosse legata a semplici logiche di partito, come sostenuto dalla difesa, oppure all’esigenza di ‘’liquidare’’ l’ex ministro dell’Interno, che era anche parlamentare, e che nel marzo del ’92 aveva lanciato l’allarme di Elio Ciolini su un ‘’strategia eversiva’’ che avrebbe aggredito l’ordine istituzionale, come sostenuto invece nell’atto d’accusa dei pm. Nel capitolato ammesso dalla Corte d’assise di Palermo, i difensori Krogh e Piergentili annunciano che aMattarella intendono porre domande inerenti alla ”linea adottata dalla Dc nella lotta alla criminalità organizzata”, alla ”deliberazione del partito per rendere politicamente incompatibile la carica di ministro con quella di parlamentare, dopo le elezioni del ’92”, e infine alla fondatezza dell’auspicio che sarebbe stato manifestato da Antonio Gava ”di ricoprire l’incarico di capo dei senatori democristiani al quale era già stato eletto Mancino”.
Di questa citazione di Mancino, il candidato al Colle ora fa mostra di non sapere nulla. ‘’Apprendo – ha detto – di essere indicato come futuro testimone nel processo sulla trattativa’’. E l’avvocatoPiergentili, ora che il suo teste è ad un passo dal Quirinale, è altrettanto parca di parole: ‘’Non mi sembra il momento di rilasciare dichiarazioni su di lui’’. D’altra parte è pur sempre lo stesso avvocato che nella Sala Oscura, davanti a Napolitano, prese la parola per manifestare il suo entusiasmo nel trovarsi di fronte ad una così alta carica: ‘’Volevo solo comunicare la mia emozione – disse – nello svolgere il mio mandato davanti alla sua persona e a questi splendidi arazzi’’. Quegli stessi arazzi che tra qualche ora potrebbero far da cornice all’insediamento di Mattarella nel palazzo che è la più estesa residenza di un capo dello Stato al mondo.
giovedì 29 gennaio 2015
Quirinale, prima votazione nulla. I grandi partiti votano scheda bianca
Renzi lo aveva detto, così è stato. Nell'Aula della Camera la prima votazione per eleggere il presidente della Repubblica si è conclusa, si sta concludendo, con un nulla di fatto. Era prevedibile. Il quorum richiesto per le prime tre votazioni è di 673 voti, due terzi dei votanti. I grandi partiti hanno votato scheda bianca!
Con ogni probabilità la situazione si ripeterà nelle prossime due votazioni. Dal quarto scrutinio in poi ci saranno maggiori probabilità di vedere eletto il futuro presidente della Repubblica.
Un lungo applauso dell'Aula di Montecitorio ha segnato l'ingresso del presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano. Il lungo applauso si è ripetuto quando il senatore a vita ha deposto la sua scheda votata nell'urna, avviandosi verso l'uscita e salutando tutti. Parecchi parlamentari non hanno resistito alla tentazione di fare un selfie con l'ex presidente, e la presidente Boldrini ha ricordato che "in Aula non si fanno foto".
Con ogni probabilità la situazione si ripeterà nelle prossime due votazioni. Dal quarto scrutinio in poi ci saranno maggiori probabilità di vedere eletto il futuro presidente della Repubblica.
Un lungo applauso dell'Aula di Montecitorio ha segnato l'ingresso del presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano. Il lungo applauso si è ripetuto quando il senatore a vita ha deposto la sua scheda votata nell'urna, avviandosi verso l'uscita e salutando tutti. Parecchi parlamentari non hanno resistito alla tentazione di fare un selfie con l'ex presidente, e la presidente Boldrini ha ricordato che "in Aula non si fanno foto".
Fonte: Tze Tze
mercoledì 28 gennaio 2015
martedì 27 gennaio 2015
lunedì 26 gennaio 2015
domenica 25 gennaio 2015
sabato 24 gennaio 2015
Pinotti o Pinocchi?
Un vecchio adagio dice: "Chi va con lo zoppo impara a zoppiccare". E lo "zoppo", in questo caso, è chiaramente il premier Matteo Renzi. Ieri sera, infatti, in diretta video (La 7, Di Martedì, nel confronto con Marine Le Pen), il ministro della difesa Roberta Pinotti ha mentito agli italiani. Con l'aggravante di sapere di mentire. Argomento di confronto con la leader del Fronte Nazionale è la lotta al terrorismo e l'immigrazione. Sono le 21.59 quando il ministro Pinotti dice (testuale): "Noi oggi al Consiglio dei ministri abbiamo approvato delle misure che rendono molto più difficile poter praticare... provare ad essere terroristi in Italia...abbiamo deciso, per esempio, che fare il Foreign fighters diventa un reato punibile fino a 10 anni, era un reato che non c'era...". Si tratta di una menzogna bella e buona. Perché il Consiglio dei ministri, riunitosi nella stessa giornata alle ore 15.45, ha concluso i suoi lavori alle ore 17.20 senza approvare il decreto di legge in questione, recante "Misure per il contrasto del terrorismo, anche di matrice internazionale", come del resto è facilmente verificabile nel sito del Governo italiano. La notizia del rinvio ad altro Cdm del provvedimento era quindi di dominio pubblico, fin dalle 17.20 di ieri, ma questo non ha impedito al ministro di raccontare balle agli italiani in diretta televisiva, né al conduttore della trasmissione Giovanni Floris di intervenire per correggere il ministro, facendo finalmente un po' d'informazione. Una piccola chiosa sulle restanti dichiarazioni del ministro. In base alle stesse c'è da essere preoccupati sulle intenzioni di limitazione delle libertà individuali dei cittadini (e della loro privacy) che si vorrebbero partorire con il decreto antiterrorismo del governo. Staremo a vedere. P.S. Ma un ministro che arriva a mentire in maniera così plateale, può essere "papabile" per la presidenza della Repubblica?
FONTE: BLOG DI GRILLO
venerdì 23 gennaio 2015
giovedì 22 gennaio 2015
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